- Veronica Manca
- Diritto penale, Diritto penale dell'esecuzione
- 31 Marzo 2023
Si segnala l’articolo di Marco Zincani, dal titolo “Pene naturali e derogabilità dei minimi edittali”, pubblicato il 14 marzo 2023 sulla rivista online “Giurisprudenza Penale”.
Nel proprio contributo l’Autore commenta l’ordinanza con cui il Tribunale di Firenze ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 529 c.p.p., nella parte in cui, per i procedimenti relativi a reati colposi, non prevede la possibilità di emettere sentenza di non doversi procedere, allorché l’agente, in relazione alla morte di un prossimo congiunto cagionata con la propria condotta, abbia già patito una sofferenza proporzionata alla gravità del reato commesso.
Pene naturali e derogabilità dei minimi edittali

Si tratta di uno dei casi più importanti di pena naturale.
Per pena naturale si intende il male di carattere fisico, morale o economico che l’agente subisce per effetto della sua stessa condotta illecita. Si tratta, quindi, di ipotesi in cui l’autore del reato è anch’egli vittima dello stesso.
Nell’ambito della vicenda l’autore del reato ha già patito una sofferenza morale, tale da rendere sproporzionata e inutilmente afflittiva la risposta sanzionatoria penale in danno di persone già gravemente segnate dall’evento letale.
A fronte di tali situazioni, tuttavia, l’ordinamento giuridico italiano non contempla alcuna possibile rilevanza della “pena naturale”, se non nei limiti generali del possibile riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche o nell’ambito della commisurazione giudiziale della pena.
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